Filosofia 4A



29 DICEMBRE 2016

Nel 1999 usciva un film che avrebbe rivoluzionato completamente la cinematografia, tanto per gli effetti speciali quanto per i contenuti proposti: si trattava di Matrix, un vero e proprio compendio filosofico da gustare al cinema. Alla base del successo l'avvincente vicenda, la bravura del protagonista (Keanu Reeves), la raffinatezza degli effetti speciali, la spettacolarità dei combattimenti di arti marziali. Tutto qui? Forse no: c'è anche una visione del mondo che richiama vivamente alla mente diverse tappe della tradizione filosofica occidentale.
Il protagonista, Neo (interpretato da Keanu Reeves), da qualche tempo vive assillato da interrogativi cui non riesce a dare risposte che lo soddisfino: é come se, dentro di sè, avvertisse che in ogni atomo della realtà che lo circonda c'é qualcosa che non quadra. Egli viene contattato da Morpheus, un famigerato 'pirata virtuale' ricercato dalle autorità: quest'ultimo é infatti convinto che Neo sia un uomo al di fuori del normale, destinato a salvare l'intera umanità dal dramma che la affligge; ma di che dramma si tratta? Morpheus ha contatto Neo proprio perchè si é accorto che ha presagito questo dramma che si protrae da secoli ed é convinto che spetti a lui aiutarlo: l'intero genere umano é soggiogato alle macchine, delle quali un tempo si serviva: dopo una ribellione da parte di queste ultime, i ruoli si sono invertiti: le macchine sfruttano gli uomini per sopravvivere e li tengono incatenati, avvalendosi della loro energia. Nell'ambito delle percezioni, il mondo che abbiamo ogni giorno sotto gli occhi é reale, ma nell'ambito della realtà, esso é una beffa, non esiste: si tratta solo di immagini virtuali inviate al nostro cervello dalle macchine che ci tengono schiavi. Dunque, ogni cosa che ci circonda non ha un fondamento al di fuori della nostra mente: le macchine, le case e le strade non sono altro che immagini virtuali inviate al nostro cervello dalle macchine dominatrici; il mondo intero é un programma (Matrix appunto), un inganno ordito dalle onnipotenti intelligenze artificiali che ci controllano. Naturalmente Neo, per quanto avesse potuto presagire che qualcosa non andava, era lungi dall'immaginare tutto questo e, in un primo tempo, non riesce a capacitarsene.


PRIMO ESERCIZIO.
RILEGGERE E COMMENTARE IL SEGUENTE DIALOGO TRA NEO E MORPHEUS.
COMMENTARE ALLA LUCE DI QUANTO STUDIATO SU CARTESIO, QUINDI INDIVIDUANDONE RIMANDI E RIFERIMENTI.
POTETE ANCHE STAMPARE IL TESTO E SOTTOLINEARE E COMMENTARE A MARGINARE (l'importante è che il lavoro venga svolto)

Questo é il dialogo del primo incontro tra Neo e Morpheus.

Morpheus: Immagino che in questo momento ti sentirai un po' come Alice che ruzzola nella tana del Bianconiglio.
Neo: L'esempio calza. Morpheus: Lo leggo nei tuoi occhi: hai lo sguardo di un uomo che accetta quello che vede solo perché aspetta di risvegliarsi. E curiosamente non sei lontano dalla verità. Tu credi nel destino, Neo?
Neo: No.
Morpheus: Perché no?
Neo: Perché non piace l'idea di non poter gestire la mia vita.
Morpheus: Capisco perfettamente ciò che intendi. Adesso ti dico perché sei qui. Sei qui perché intuisci qualcosa che non riesci a spiegarti. Senti solo che c'è. È tutta la vita che hai la sensazione che ci sia qualcosa che non quadra nel mondo. Non sai bene di che si tratta, ma l'avverti. È un chiodo fisso nel cervello, da diventarci matto. È questa sensazione che ti ha portato da me. Tu sai di cosa sto parlando...
Neo: Di Matrix.
Morpheus: Ti interessa sapere di che si tratta, che cos'è? Matrix è ovunque, è intorno a noi, anche adesso nella stanza in cui siamo. È quello che vedi quando ti affacci alla finestra o quando accendi il televisore. L'avverti quando vai al lavoro, quando vai in chiesa, quando paghi le tasse. È il mondo che ti è stato messo dinanzi agli occhi, per nasconderti la verità.
Neo: Quale verità?
Morpheus: Che tu sei uno schiavo. Come tutti gli altri sei nato in catene, sei nato in una prigione che non ha sbarre, che non ha mura, che non ha odore, una prigione per la tua mente. Nessuno di noi è in grado purtroppo di descrivere Matrix agli altri. Dovrai scoprire con i tuoi occhi che cos'è. È la tua ultima occasione: se rinunci, non ne avrai altre. Pillola azzurra: fine della storia. Domani ti sveglierai in camera tua e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa: resti nel paese delle meraviglie e vedrai quanto è profonda la tana del Bianconiglio. Ti sto offrendo solo la verità, ricordalo. Niente di più. (....)
Morpheus: Hai mai fatto un sogno tanto realistico da sembrarti vero? E se da una sogno così non ti potessi più svegliare, come potresti distinguere il mondo dei sogni da quello della realtà?

Neo, sebbene in un primo momento si dimostri alquanto reticente, decide di collaborare con Morpheus e di tornare nel 'mondo vero' per poi combattere contro le macchine e liberare l'umanità dalle catene. Dunque Morpheus induce Neo ad assumere una pastiglia, con un effetto formidabile: Neo si libera dalle catene dalle quali era avviluppato e termina la propria esistenza come schiavo delle intelligenze artificiali: apre gli occhi per la prima volta. Infatti, quel che fino ad allora aveva visto, non erano altro che immagini virtuali percepite dal suo intelletto, e non dai suoi occhi.

Morpheus: Benvenuto nel mondo vero.
Neo: Sono morto, vero?
Morpheus: Tutto l'opposto.

Scena successiva.
Neo, cui si devono ricostituire i muscoli atrofizzati, apre gli occhi.

Neo: Mi fanno male gli occhi.
Morpheus: Perché non li hai mai usati.

Scena in cui Morpheus e Neo all'interno di Struttura, programma di caricamento simile a Matrix.

Neo (toccando una poltrona): Questo non è reale?
Morpheus: Che vuol dire reale? Dammi una definizione di reale. Se ti riferisci a quello che percepiamo, a quello che possiamo odorare, toccare e vedere, quel reale sono semplici segnali elettrici interpretati dal cervello. Questo è il mondo che tu conosci (Morpheus accende un televisore e mostra immagini del nostro mondo): il mondo com'era alla fine del XX secolo e che ora esiste solo in quanto parte di una neurosimulazione interattiva che noi chiamiamo Matrix. Sei vissuto in un mondo fittizio, Neo. Questo è il mondo che esiste oggi (Morpheus mostra le immagini di città distrutte, oscurate da una spessa coltre di nubi). Benvenuto nella tua desertica, nuova realtà. (...) Un corpo umano genera più bioelettricità di una batteria da 120 volt ed emette oltre 6 milioni di calorie. Sfruttando contemporaneamente queste due fonti le macchine si assicurarono a tempo indefinito tutta l'energia di cui avevano bisogno. Ci sono campi, campi sterminati, dove gli esseri umani non nascono, vengono coltivati. A lungo non ho voluto crederci, poi ho visto quei campi con i miei occhi, ho visto macchine liquefare i morti affinché nutrissero i vivi per via endovenosa. Dinanzi a quello spettacolo, potendo constatare la loro limpida raccapricciante precisione, mi è balzata agli occhi l'evidenza della verità. Che cosa è Matrix? È controllo. Matrix è un mondo creato al computer per tenerci sotto controllo al fine di convertire l'essere umano in questa (una pila).
Neo: No! non è possibile! Io non ci credo!
Morpheus: Non ho detto che sarebbe stato facile: ho detto che ti offrivo la verità.

Finalmente Neo accetta la nuova condizione e, insieme agli altri uomini liberatisi dalle macchine, si dà da fare per restituire la libertà all'intero genere umano, non senza difficoltà: infatti, per compiere tale operazione occorre rientrare in Matrix, nel malefico programma virtuale che il genere umano si é abituato a chiamare 'mondo' ed esso brulica di nemici, ossia di intelligenze artificiali nelle vesti di esseri umani. Alla fine, comunque, Neo e Morpheus riescono nell'impresa e il genere umano può dirsi libero. Ma, al di là della storia avvincente e frizzante, sullo sfondo di Matrix vanno ravvisate le più disparate concezioni filosofiche: il film ruota tutto attorno all'opposizione tra mondo vero e mondo fittizio, spacciato per vero: l'opposizione tra la vera verità e la falsa verità, insomma tra verità e menzogna, tra verità e apparenza, un dualismo cardinale in tutta la filosofia occidentale

SECONDO ESERCIZIO.
IN MATRIX SONO STATI INDIVIDUATI RIFERIMENTI A DIVERSI FILOSOFI, ALCUNI DEI QUALI FANNO PARTE DEL PROGRAMMA DELLA CLASSE QUINTA ( e quindi ancora da studiare).
MA UN RIFERIMENTO IMPORTANTE è A PLATONE E AL SUO MITO DELLA CAVERNA.

PERCHè? COSA TI VIENE IN MENTE? DOVE STA IL PARALLELISMO TRA MATRIX E IL MITO CHE ABBIAMO LETTO E STUDIATO INSIEME LO SCORSO ANNO?




26 DICEMBRE 2016

COMPITO VACANZE 
la parte su Spinoza.
mi sono orientata in questo modo:
1 - vi metto a disposizione una sintesi costruita su 15 domande/risposte e un paio di brani di Spinoza. Non dovete far altro che stamparveli e leggerli (con interesse e curiosità e attivando le vostre capacità mnemoniche) e portarli al rientro a scuola. Ci lavoreremo insieme in classe e sarà un percorso un po' più veloce e strutturato
2 -  vi invito ad ascoltare la XV fuga (sol M) del primo volume del Clavicembalo ben temperato di Bach (1685-1750). In particolare, ponete la vostra attenzione sul fatto che: a) sia Bach che Spinoza concepiscono la loro vita e la loro opera come ricerca di Dio; b) entrambi identificano Dio con la realtà stessa, sottolineando come tutte le cose derivino necessariamente da lui; c) per entrambi la realtà è caratterizzata da un ordine geometrico rigoroso, da una struttura logico-matematica; d) le loro opere sono caratterizzate dal riferimento al modello matematico, considerato il solo linguaggio capace di rappresentare fedelmente la struttura logico-razionale della realtà.
 E' un modo diverso ed alternativo per entrare nel "mood spinoziano".

Come vedete è un'aggiunta poco gravosa per voi.

eccolo su YouTube. il video dura meno di 4 minuti!



ed ecco le domande da stampare/copiare sul quaderno:
1. Perché secondo Spinoza il metodo geometrico è adeguato alla ricerca filosofica?
Per Spinoza le procedure geometriche sono particolarmente idonee a descrivere l’ordine del mondo e a produrne un’adeguata conoscenza. Questo modello di pensiero consente infatti di acquisire certezze rispetto a problemi ancora non noti, traendole da conoscenze pregresse, poste a fondamento di tutto il sapere. Tali basi sono i postulati, gli assiomi e le definizioni, cioè le spiegazioni chiare e distinte dei nomi che designano gli oggetti di cui si parla.
2. Qual è l’importanza a livello epistemologico del metodo euclideo?
Per Spinoza l’unica differenza della sua ricerca rispetto a quella di Euclide risiede nel fatto che la geometria di cui egli parla non riguarda solo le proprietà delle figure, ma l’essenza stessa della realtà e della natura umana. Il metodo geometrico diventa allora quello che sta alla base della metafisica e della morale.
3. Che cosa è per Spinoza il vero bene?
Spinoza identifica il vero bene con la conoscenza di Dio, unica sostanza di cui tutto il reale non è che una modalità di esplicazione. Il bene consiste allora nella «comprensione del legame che la mente ha con tutta la Natura», cioè nella capacità che il sapiente possiede di cogliere la collocazione di ciascuna cosa nel reale.
4. Qual è la causa dell’errore in cui può incorrere la mente umana?
Accanto alle idee vere nella mente umana sono presenti anche idee errate o, piuttosto, idee che si presentano alla mente dell’uomo non secondo l’ordine necessario con cui derivano da Dio, ma secondo l’ordine fortuito dell’esperienza. Esse non sono quindi idee chiare e distinte, ma piuttosto idee confuse, benché non propriamente false, in quanto anch’esse in una certa misura provenienti da Dio.
Secondo Spinoza l’uomo può errare se si affida a idee disordinate e isolate, scevre di raccordi con l’ordine generale dell’universo, privandosi della possibilità della spiegazione razionale, cioè causale, che, sola, consente di comprendere l’ordine generale del mondo e la collocazione in esso di ogni singolo fenomeno.
5. Quali sono per Spinoza i gradi della conoscenza?
La conoscenza umana consiste nella capacità di comprendere l’intera serie causale dei fenomeni con chiarezza e distinzione. Essa si articola in tre livelli: il primo grado è quello della conoscenza sensibile (imaginatio); il secondo grado è costituito dalla ragione (ratio), che è capace di risalire dagli effetti alle cause; infine il terzo grado è costituito dalla conoscenza razionale di carattere intuitivo (intellectus).
6. In che senso Spinoza parla di una forma più alta di razionalità, l’intellectus?
L’intellectus corrisponde al livello più alto della conoscenza umana. Si tratta di quella facoltà che consente non solo di cogliere gli aspetti comuni delle cose, ma di iscriverli immediatamente nel disegno dell’universo, che corrisponde all’ordine necessario del mondo. Insomma, l’intellectus è la capacità che permette al sapiente non solo di comprendere l’ordine causale in cui si iscrive un evento, ma di intenderne gli antecedenti e prevederne gli esiti futuri.
7. Come definisce Spinoza il concetto di sostanza?
La definizione spinoziana di sostanza è: «Ciò che è in virtù di se stesso e in virtù di se stesso è concepito». In quanto realtà autosufficiente essa è causa di se stessa, perciò la sua essenza implica necessariamente l’esistenza. Inoltre, la sostanza è necessariamente infinita, altrimenti sarebbe limitata da qualcos’altro, e perciò non sarebbe autosufficiente, quale invece è per definizione. Inoltre è implicitamente unica, indivisibile ed estranea alla dimensione temporale.
8. Che cosa sono per Spinoza gli attributi?
Per Spinoza gli attributi sono le proprietà essenziali della sostanza. Essi sono l’articolazione della sostanza e, poiché nella sostanza essenza ed esistenza coincidono, l’attributo costituisce l’essenza della sostanza stessa e non è da essa realmente distinto. Essendo la sostanza infinita, anche gli attributi sono infiniti. Tuttavia l’intelletto umano, data la sua finitezza, può conoscere solo gli attributi che sono propri dell’uomo: il pensiero e l’estensione.
9. Qual è la caratteristica dei modi nel sistema metafisico spinoziano?
Gli attributi si determinano, cioè si limitano, declinandosi in una quantità infinita di modi che esistono però solo in quanto espressioni di un attributo e quindi della sostanza. I modi infiniti seguono direttamente dalla natura dell’attributo e ne costituiscono la dimensione dinamica, manifestazioni costanti comuni a più cose: per esempio, per l’attributo estensione, modi infiniti sono il moto e la quiete, che comprendono ogni singolo corpo che si muove o resta fermo. I modi finiti corrispondono invece ai singoli enti empirici.
10. A che cosa corrispondono i concetti spinoziani di natura naturans e natura naturata?
Spinoza cerca di descrivere il rapporto tra Dio e le cose tramite i concetti di natura naturans e natura naturata. La sostanza-Dio può essere vista secondo due diverse prospettive: come natura naturante (natura naturans), cioè Dio in quanto causa di tutto ciò che esiste, e come natura naturata, la realtà intesa come insieme delle cose singole e finite, cioè dei modi in cui si manifestano gli attributi divini.
11. In che senso Dio-sostanza è per Spinoza la causa prima di tutto?
Spinoza afferma che la natura è l’esito dell’articolazione della sostanza divina. Da ciò deriva che la causalità divina è immanente, ovvero iscritta nell’essenza stessa della sostanza, non esiste altro al di fuori dalla sostanza stessa e nel contempo Dio agisce secondo «le sole leggi della sua natura e senza essere costretto da nessuno»: dunque Dio è causa libera.
12. Per quale motivo Spinoza parla di un ordine necessario e rifiuta l’idea di finalismo?
Spinoza afferma che tutto ciò che è esiste necessariamente avendo la sua causa in Dio. L’idea che Dio, creando il mondo, sia stato mosso dallo scopo di compiere il bene o per essere amato dalle sue creature è per Spinoza inaccettabile in quanto contraddice l’autosufficienza e perfezione della sostanza, oltre a essere all’origine di ogni forma di superstizione. Per questo motivo egli rifiuta il concetto stesso di creazione sviluppato dalla tradizione teologica.
13. Che cosa sono per Spinoza le passioni o affetti?
Ogni cosa è caratterizzata da una tendenza all’autoconservazione: ogni realtà naturale perciò si sforza di perseverare nel proprio essere, senza perdere nulla. Riferito alla mente, tale sforzo prende il nome di volontà, riferito insieme alla mente e al corpo si chiama invece appetito. Quando è consapevole di se stesso l’appetito è detto desiderio (cupiditas) e si articola nella gioia (laetitia), provata di fronte a ciò che accresce la potenza dell’essere, e nella tristezza (tristitia), provata nel caso della diminuzione del tono vitale.
14. Qual è il significato del concetto di beatitudine per Spinoza?
Il culmine della comprensione razionale, quindi anche della realizzazione della natura umana e della felicità, è costituito dalla capacità di comprendere le cose come espressione della natura divina. Si tratta di quell’amore intellettuale di Dio grazie al quale il sapiente può ottenere uno stato di assoluta tranquillità, che gli deriva dalla consapevolezza di essere giunto alla piena perfezione del suo essere comprendendo la propria collocazione nell’ordine universale.
15. Qual è per Spinoza il rapporto fra religione e filosofia?

Mentre la conoscenza razionale ha per oggetto la verità, cioè le nozioni comuni e le concatenazioni causali che sono a fondamento della realtà, la religione concerne esclusivamente l’obbedienza a cui l’uomo è tenuto nei confronti di Dio. Pertanto la religione offre le coordinate morali necessarie alle masse, incapaci di raggiungere la piena comprensione razionale della realtà, garantendo comunque la realizzazione dell’essenza a tali uomini. Da tali considerazioni discende l’affermazione della reciproca autonomia tra fede e ragione, a sua volta funzionale a fondare l’indipendenza dell’autorità politica da quella religiosa.



9 novembre 2016


Anche se a breve lo vedremo a scuola vi linko un passaggio molto significativo del film Matrix!




Matrix : Che cosa vuol dire "Reale"? Dammi una definizione di "Reale".





E già che ci sono vi carico il trailer del film che non siamo riusciti a vedere qualche settimana fa. E' un film del 1973, una delle poche pellicole dedicate ad un filosofo, alla sua vita ma anche al suo pensiero.
Il film è "Giordano Bruno" diretto da Giuliano Montaldo e interpretato da GianMaria Volonté.
Ve lo risegnalo. 



Aggiungo il link ad uno spezzone di un altro film "filosofico", anch'esso dalle critiche controverse. "Galileo" di Liliana Cavani del 1968.







2 commenti:

  1. Per la lezione di giovedì 1 ottobre scaricate e stampate il seguente PDF
    brano del "De hominis dignitate" di Pico della Mirandola

    DeHominisDignitate PDF

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    1. 17 novembre, ore 17.45, Sala del Maggior Consiglio
      Oratio de hominis dignitate
      di Pico della Mirandola
      Relazione del prof. Massimo Cacciari
      Professore Emerito di Estetica Università Vita-Salute San Raffaele di Milano

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