Storia 3A



La "Rivoluzione commerciale" nel Basso Medioevo

7 febbraio 2017
Ecco il testo utilizzato oggi in classe. Ironia della sorte proprio ieri notte Todorov è morto. Molti dei suoi libri son meravigliosamente interessante. SE volete indicazioni chiedete pure in classe.

TODOROV TZVETAN

LA CONQUISTA DELL'AMERICA. IL PROBLEMA DELL'«ALTRO»

"Voglio trattare della scoperta che l’io fa dell’altro. L’argomento è vastissimo. Non appena lo abbiamo formulato nei suoi termini generali, lo vediamo subito dividersi in molteplici categorie e diramarsi in infinite direzioni. Possiamo scoprire gli altri in noi stessi, renderci conto che ognuno di noi non è una sostanza omogenea e radicalmente estranea a tutto quanto non coincide con l'io: l'io è un altro. Ma anche gli altri sono degli io: sono dei soggetti come io lo sono, che unicamente il mio punto di vista – per il quale tutti sono laggiù mentre io sono qui – separa e distingue realmente da me" [Pag. 5].
Appare subito evidente come il lavoro dell'autore non sia focalizzato sulla storia della conquista dell'America intesa come il semplice avvicendarsi dei fatti, il susseguirsi degli eventi, quanto piuttosto sul senso morale che vi è sotteso. Continua infatti Todorov:
Ho scelto di raccontare una storia. Più vicina al mito che all'argomentazione logica, essa tuttavia se ne distingue sotto due aspetti. Prima di tutto perché è una storia vera (mentre il mito potevama non doveva necessariamente esserlo), e in secondo luogo perché il mio principale interesse è più quello di un moralista, che di uno storico: il presente mi importa assai più del passato. Alla domanda: come comportarsi nei confronti dell'altro? Non sono in grado di rispondere se non narrando una storia esemplare” [Pag. 6].
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Ecco allora che di tutti gli innumerevoli casi di scoperta dell’altro che costellano la storia dell’umanità, l'autore ne sceglie uno che si pone come esemplare e rappresentativo di tutti gli altri: l’incontro dei conquistadores spagnoli con gli indios mesoamericani. Todorov stesso, in apertura della sua opera, rende conto delle ragioni di tale scelta. In primo luogo essa è giustificata dal valore emblematico dell’evento: si tratta infatti del primo caso documentato di contatto tra due civiltà completamente sconosciute l’una all’altra. Il carattere “estremo” attribuito all’incontro consiste sia nella straordinaria eccezionalità della situazione, sia nelle conseguenze che nell’immediato e nel corso dei secoli esso produsse. Nel volgere di un breve arco di tempo, a distanza di appena centocinquant’anni dalla scoperta del Nuovo Mondo da parte di Cristoforo Colombo, si era infatti consumato per mano spagnola l’efferato genocidio che condusse allo sterminio totale delle popolazioni indigene e alla morte di circa ottanta milioni di individui. In questo terreno intriso di sangue, secondo Todorov, affonda le sue radici quella che è l’attuale identità occidentale, che a distanza di oltre cinquecento anni deve fare i conti con i fantasmi del suo fosco passato.
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Il libro, come accennato, ha per oggetto la conquista del Centro America da parte degli spagnoli nel ‘500 e nel ‘600, conquista che viene narrata mediante le vicende di cinque personaggi: Colombo, Cortès, Las Casas, Duran e Sahagùn. A ciascuno di questi personaggi l’autore fa corrispondere un differente atteggiamento nei confronti della conquista.
1) Scoprire
In Colombo l’approccio prevalente è quello della scoperta, che lo conduce ad una forte attenzione verso la natura e l’ambiente, ma a un sostanziale disinteresse nei confronti della popolazione indigena, disinteresse che lo porta ad escludere qualsiasi tentativo di reale comprensione: "O egli pensa agli indiani (senza peraltro usare questo termine) come a degli esseri umani completi, con gli stessi diritti che spettano a lui; ma in tal caso non li vede come eguali, bensì come identici, e questo tipo di comportamento sbocca nell’assimilazionismo, nella proiezione dei propri valori sugli altri. Oppure parte dalla differenza; ma questa viene immediatamente tradotta in termini di superiorità (nel suo caso, com’è ovvio, sono gli indiani ad essere considerati inferiori): si nega l’esistenza di una sostanza umana realmente altra, che possa non consistere semplicemente in un grado inferiore, e imperfetto, di ciò che noi siamo. Queste due elementari figure dell’alterità si fondano entrambe sull’egocentrismo, sull’identificazione dei propri valori con i valori in generale, del proprioio con l’universo: sulla convinzione che il mondo è uno” [Pag. 51].  Le sue rigide convinzioni religiose, inoltre, lo conducono ad adottare una strategia finalistica dell'interpretazione: "Egli sa in anticipo ciò che troverà; l’esperienza concreta non viene interrogata – secondo certe regole prestabilite – per la ricerca della verità, ma serve ad illustrare una verità che si possiede già prima” [Pag.20] 
2) Conquistare
In Cortès prevale lo spirito di conquista e quindi la conoscenza del linguaggio e della mentalità della popolazione indigena è utilizzata in funzione del perseguimento di obiettivi militari. L'abilità di Cortès risiede nell'indagare le usanze e le credenze della popolazione indigena per capirne il mondo spirituale e i relativi "segni" e quindi utilizzarli a proprio favore mediante un’accorta politica di comunicazione. Da questo punto di vista Cortès si presenta senz'altro come un precursore della moderna semiotica. Ciò nonostante, se il comprendere non si accompagna al pieno riconoscimento dell’altro come soggetto, allora questa comprensione rischia di essere utilizzata ai fini dello sfruttamento, del «prendere»; il sapere risulterà subordinato al potere.
3) Amare
In Las Casas, prete domenicano, il filo conduttore è l’amore per la popolazione indigena, che si basa su una concezione egualitaria e sull’idea che il popolo indo-americano avesse già valori cristiani e fosse quindi "buono", in contrapposizione con la crudeltà degli spagnoli. L’approccio del prete domenicano, spiega Todorov, si basa però su categorie valutative e non sulla conoscenza dei costumi e della cultura degli aztechi. "Se il pregiudizio di superiorità è indiscutibilmente un ostacolo sulla via della conoscenza, si deve riconoscere che il pregiudizio di eguaglianza rappresenta un ostacolo ancora maggiore, perché porta a identificare puramente e semplicemente l’altro con il proprio ideale di sé (o con il proprio io)" [p. 200]. Lo si era già visto a proposito di Colombo: la differenza si converte in ineguaglianza, l’eguaglianza in identità. 
4) Conoscere
In Duran, prete domenicano cresciuto in America, emerge lo spirito di conoscenza, anche se all’interno di una visione meticcia dei rapporti con la popolazione indigena. Già l’ultimo Las Casas, come rilevato dall'autore, aveva scoperto la relatività delle varie posizioni ideali e la scomparsa di qualsiasi posizione privilegiata, rinunciando al diritto di assimilare la cultura degli indiani, passando di fatto a quella forma evoluta di egualitarismo che è il prospettivismo, nel quale ognuno è messo in rapporto con i valori propri, anziché essere commisurato a un ideale unico. “Pur affermando l’esistenza di un unico dio, Las Casas non privilegia a priori la via cristiana verso questo dio. L’eguaglianza non si paga più a prezzo dell’identità” [p. 231]. 
Sahagùn, prete francescano, scrisse ben dodici libri, in azteco e in spagnolo, nei quali tenta di descrivere in maniera più distaccata possibile la civiltà indigena, mosso dal desiderio di conoscere e conservare la cultura locale. Proprio per questo suo approccio può essere considerato il precursore dei moderni studiosi e ricercatori.
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Il libro di Todorov è certamente complesso e articolato, ma sostanzialmente cerca di rispondere ad alcune domande fondamentali: è possibile conoscere realmente l’«altro»? E' possibile salvaguardare la differenza nell’uguaglianza? A queste domande l’autore non pretende di dare risposte definitive ma, con l'acume critico che lo contraddistingue, descrive un probabile percorso, non scevro da difficoltà e ostacoli, fondato sulla conoscenza reciproca e sul dialogo, sul riconoscimento dell'alterità non come fonte di divisioni ma come momento di crescita personale e sociale.
Una frase di Michail Bachtin, filosofo che ha ispirato buona parte dei lavori di Todorov, ben si adatta a riassumere il tema portante di questo libro, il ruolo dell’«altro» nel compimento dell’autocoscienza individuale e sociale:«L’essere dell’uomo è una comunicazione profonda. Essere significa comunicare. Essere significa essere per l’altro e, attraverso l’altro, per sé. L’uomo non possiede un territorio “interno” sovrano. Egli è integralmente e sempre su una frontiera: guardando dentro di sé, guarda negli occhi altrui o attraverso gli occhi altrui. Non posso fare a meno dell’altro, non posso divenire me stesso senza l’altro»1
Edizione esaminata e brevi note:
Tzvetan Todorov, nato a Sofia nel 1939, è un filosofo e saggista bulgaro. Dopo il diploma, nel 1963, si è trasferito a Parigi, dove ha studiato filosofia del linguaggio con Roland Barthes. Ha insegnato alla Yale University ed è diventato ricercatore presso il Centro Nazionale della Ricerca Scientifica (CNRS) di Parigi. Ha inoltre diretto il Centro di Ricerca sulle Arti e il Linguaggio (CRAL) di Parigi. Dopo i primi lavori di critica letteraria dedicati alla poetica dei formalisti russi, l'interesse di Todorov si allarga alla filosofia del linguaggio. Dagli anni Ottanta, i temi già affrontati in letteratura della diversità e dell'alterità, lo portano a ricerche di tipo filosofico antropologico.



Tzvetan Todorov, “La conquista dell’America. Il problema dell’«altro»”, Einaudi, Torino, 1992. Traduzione di Aldo Serafini. Nota introduttiva di Pier Luigi Crovetto. 


26 DICEMBRE 2016

COMPITI delle VACANZE

leggere e fare sintesi rapida scritta del capitolo 9 (pag. 239-248)
idem dicasi per il paragrafo su "Le compagnie di ventura" (pag.265-9)




Domenica 21 novembre 2016
A breve creo una sezione ordinata sul progetto Cittadinanzaa&Costituzione sui diritti delle donne.

Intanto vi carico il cortometraggio che vorrei vedeste. Eccolo. E' legato alla Giornata contro la violenza sulle donne, che si celebra ogni anno.









sabato 18 novembre 2016

Ragazzi vi metto i link ad alcune lezioni di colui che attualmente è il maggiore divulgatore di storia medievale in Italia e cioè il prof. Alessandro Barbero dell'Università del Piemonte Orientale e curatore di numerosi festival culturali e trasmissioni Rai.

Ognuno di voi deve scegliere un filmato e produrre una scheda (di massimo due pagine) sui contenuti di quanto ascoltato, aggiungendo considerazioni e riflessioni personali laddove le ritenesse interessanti e opportune.

Il lavoro verrà controllato il 20 dicembre in classe!


Ed ecco i video:


Da Sarzana a Rouen, il medioevo raccontato da Barbero



Alessandro Barbero - Le Crociate  - L'epopea



Alessandro Barbero - Come pensava un uomo del Medioevo, Il mercante



Alessandro Barbero - Come pensava un uomo del Medioevo, Il cavaliere [Jean de Joinville]





Alessandro Barbero Come pensava una donna nel Medioevo?  - Caterina da Siena





Per ripassare l'Alto Medioevo ecco un PPT completo








Per studiare la svolta demografica ed economica dell'anno Mille utilizza il seguente PPT






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